E’ quando amiamo, amiamo con così tanta intensità:
tanto ardore che forse troviamo Dio.
O per lo meno, arriviamo a scorgere il suo vero volto.
“Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito.
Il tempo moriva e lui restava.”
Pirandello
“Lo so la mente vuole
ma il labbro inerte non sa dire niente…”
750.000 anni fa… l’amore?
Mi suoni nella testa,
rimbalza come se il violino
che stride fossi io.
Come se qualcuno
con un archetto invisibile
sfregasse senza pietà
tutta la sua passione
contro la mia cassa toracica…
Costola dopo costola,
osso dopo osso
fino ad arrivare
inesorabilmente
al quel muscolo
chiamato -cuore-
Suoni come un valzer di
Marianelli;
Suoni e non smette
nemmeno quando dormo.
Mi sveglia:
ogni mattina puntualmente
come se non mi fossi mai
-svegliata- veramente,
o non potessi permettermi
il lusso di dormire.
Mi vibrano gli organi
e ho un dolore sordo
al petto;
sordo perché
con tutta questa
musica
lo sento
io solamente.
E mi domando
l’eco che sento è una voce vera
o esiste unicamente nelle mie orecchie?
Non posso restare.
Non posso andare.
Non posso tornare…
Sto male
più di sempre
e il freddo
diventa glaciale.
Ma non potrò mai,
mai più scordare il tuo
calore:
la mia mano
brucia.
Ho guardato
il Sole da vicino
e aveva il tuo viso;
rimarrò cieca
nei confronti di
qualsiasi altra stella.
Vorrei fare un compromesso:
la mia anima.
Tu cosa mi dai?
Non voglio un castello.
Non voglio gioielli.
Non voglio niente più
di quello che puoi dare.
Voglio solo i vetri infranti…
Voglio ricostruire il puzzle.
Vorrei…
Creatura dagli occhi tristi
la tua maschera è crollata
quando mi hai stretta a te
e io avrei voluto morire
o restare in quell’abbraccio
per sempre.
E sarei stata felice
in entrambi i casi…
Tu continui
a suonarmi dentro
mentre io non so
(posso) fare niente
anche se per te
farei qualsiasi cosa:
qualcuno ha truccato i dadi
dal principio
ed io ho semplicemente perso.
Perché continuo a sentire
quella musica
allora?
Avrei dovuto
osare.
Invece sto qui a scrivere
poesie.
Bel coraggio.
Maledetto altruismo!
Cos’è l’amore
mi hai chiesto,
cosa intendevo
in quale senso:
leggi.
Hai scelto troppo
lentamente
e troppo in fretta
e hai scelto ingiustamente.
Che possibilità ho mai avuto io?
Suoni come la mia canzone preferita,
senza bisogno di parole.
Solo con la musica.
Suoni come il notturno di Chopin
e tutto Tchaikovsky messi insieme.
Suoni come qualcosa che non avevo
mai potuto ascoltare e che non smetterei
di fare più.
Ma tu, chi sei?
Tu che capisci perfettamente.
Tu che mi leggi nel pensiero e che
sei l’unico così illeggibile per me;
tu che mi fai le domande e ti rispondi
da solo perchè le risposte le conosci tutte.
Era solo un abbraccio.
Trovo che i baci siano decisamente
sopravvalutati.
Io ci potrei vivere dentro quelle braccia.
Mi chiedo solo se questo
è il prezzo che devo pagare
per sentire questa tua musica.
Capisco che la felicità è
fatta di istanti
ma questo
è troppo poco
nel suo tutto.
Chiuderò dentro
lo scrigno della mia anima
tutta la tua luce e
se potessi farti un dono
impossibile, sarebbe quello
di mostrarti come ti vedo io:
se ancora non ti è chiaro.
Insegnati l’egoismo
osserva bene.
Tutti noi lo possediamo…
Io so, che siamo uguali:
altrimenti non sorriderei
mentre scrivo queste parole.
Oculus sine veritas.